martedì 15 maggio 2012

Eliminiamo il Brutto riconoscendolo e puntando al Bello!


Sono ormai tre anni che l’istituto Flora organizza in collaborazione con l’ auditorium Concordia di Pordenone la manifestazione per la “Giornata internazionale del libro”, che quest’anno si è tenuta sabato 12 aprile e che ha visto partecipi quasi tutte le scuole superiori di Pordenone.
La preside Mariapia Veladiano, autrice de “La vita accanto” (vincitore del premio Calvino e finalista al premio Strega) e l’intervistatrice Alessandra Santin sono state le ospiti d’onore di questo incontro al quale sono intervenute gratuitamente: ci tengo a sottolinearlo perché è un evento degno di nota, segno che la cultura può e deve essere alla portata di tutti.
Dopo una lestissima nota introduttiva e un momento di raccoglimento, la Veladiano ha esordito leggendo il brano iniziale del suo libro con voce man mano più sicura, del quale riporto qui di seguito un breve scorcio:
Una bambina brutta vive in punta di piedi; (…) cerca indizi che la riguardano; (…) cerca parole che l’assolvano. Di certo, una bambina brutta non è figlia di Dio.”
Una volta terminata la lettura, la preside è stata “rimproverata” dall’intervistatrice perché la bruttezza di Rebecca, protagonista che racconta la propria storia in prima persona, non viene mai espressa, come non vengono mai descritte la morte -della madre suicida e del parricidio di L.- e la malattia - si accennano zii malformati.
Ma questa è stata chiaramente per una scelta mirata: l’autrice voleva sottolineare la bruttezza del mondo in cui viviamo, dove, per paura di non essere amati, scegliamo di adattarci a canoni estetici illusori, in quanto la bellezza propostaci dai media è fittizia: quanti sono felici, sani, ricchi e belli di fatto? L’autrice propone semplicemente di imparare ad accettarci per quello che siamo, e di sfruttare e di riconoscere in noi e negli altri i talenti nascosti, che in Rebecca hanno avuto una funzione salvifica in quanto, attraverso la musica, ella è riuscita a comunicare al mondo la sua presenza valida e reale: la vita, quando suonava il pianoforte, non era più “accanto” bensì “dentro” di lei. Nel personaggio irreale di Rebecca cogliamo quella parte autentica e pensante della nostra società, che ha preferito guardare in faccia i limiti umani anziché disconoscerli, preferendo l’”essere” all’”avere”.
Io non so verso quale rotta la scuola pubblica si stia barcamenando, però ha un ruolo vitale tanto nella formazione della cultura quanto nella formazione di cittadini autentici, pensanti e consapevoli della società in cui vivono, carica di bruttezze certamente, ma che può diventare più bella se diviene consapevole dei suoi difetti e lavora non più per nasconderli ma per eliminarli.
Un mio personale augurio va proprio a lei, perché non si faccia affondare dalla tempesta che sta subendo.
 Carmen Avoledo