mercoledì 28 marzo 2012

Dal Burkina con amore!

Ciao ragazzi

per questa ultima parte del blog noi vecchie redattrici che tra poco toglieremo il disturbo vorremmo darvi un po' input … per guardarvi un po' intorno. A scuola non si impara solo sui libri ma anche interagendo con le persone intorno a voi.... allora voi vi starete chiedendo e QUINDI?

Ora vi libero da questa attesa ….

Mi chiamo Aminata sono quella della che vedete sempre con i capelli colorati sono in Quinta A TSO, vengo dal BURKINA FASO e come me ci sono altre ¾ ragazze che vengono da questo paese misterioso per molti di voi...... oggi vi guiderò in un piccolo viaggio virtuale alla scoperta del paese”degli uomini integri e onesti” PRONTIII? SI PARTE !!!

Il Burkina Faso,chiamato fino al 1984 Alto Volta, è uno stato sahariano e continentale, situato nel cuore dell’Africa occidentale, privo di sbocchi sul mare. E’ situato all’interno dell’ansa formata del corso del fiume Niger. Il paese è fondamentalmente una grande pianura. I corsi d’acqua si riallacciano a tre fiumi importanti: il Volta (Mouhoun, Nazinon, Nakanbe) rispettivamente detti Volta nera ,bianca e rossa e infine c'è il Comoe. Il paese come si vede dalla cartina confina con il Mali, il Niger, il Benin, il Togo,il Ghana e infine la Costa D'avorio, paesi con cui effettua continui scambi culturali, economici. Il Burkina Faso a causa della posizione geografica sfavorevole, caratterizzata dal mancato sbocco sul mare e dell'avanzamento della desertificazione è considerato uno dei paesi più poveri del mondo. Negli ultimi anni il paese sta subendo una modernizzazione e un graduale sviluppo. La popolazione del Burkina Faso si distingue per dei tratti culturali precisi: l’ospitalità, l’umiltà, la lealtà, la gentilezza, il rispetto dei beni comuni, l’attaccamento al lavoro e il coraggio nelle avversità, l’amore per la patria. Sono soprattutto queste le caratteristiche che hanno sostenuto il paese nella lotta contro il colonialismo dei francesi che dominarono il paese dalla fine del 1800 al 4 agosto del 1960 quando attraversa delle rivolte il paese conquistò l'indipendenza mantenendo il nome Alto volta che venne cambiato nel 1983 dal capitano Thomas Sankara, il quale attua una politica estremamente progressista e inaugura un periodo di grandi riforme sociali ed economiche che in soli 4 anni permettono di elevare notevolmente il tasso di scolarizzazione, migliorare le strutture socio sanitarie, costruire dighe per l’irrigazione dei campi, riassestare le finanze pubbliche attraverso una severa riduzione degli sprechi e una lotta alla corruzione e ai favoritismi. Promuove una politica di disarmo in favore del benessere sociale, si oppone al pagamento del debito del Fondo Monetario Internazionale e al saccheggio delle risorse naturali da parte delle multinazionali. La sua lotta e i suoi ideali per la guida del paese sono ben espresssi nell'inno nazionale scritto da Sankara.


Contre la férule humiliante il y a déjà mille ans,
La rapacité venue de loin les asservir il y a cent ans.
Contre la cynique malice métamorphosée
En néocolonialisme et ses petits servants locaux
Beaucoup flanchèrent et certains résistèrent.
Mais les échecs, les succès, la sueur, le sang
Ont fortifié notre peuple courageux et fertilisé sa lutte héroïque.
Et une seule nuit a rassemblée en elle
L'histoire de tout un peuple.
Et une seule nuit a déclenché sa marche triomphale
Vers l'horizon du bonheur.
Une seule nuit a réconcilié notre peuple
Avec tous les peuples du monde,
A la conquête de la liberté et du progrès
La patrie ou la mort, nous vaincrons.

Nourris à la source vive de la Révolution.

Les engagés volontaires de la liberté et de la paix
Dans l'énergie nocturne et salutaire du 4 août
N'avaient pas que les armes à la main, mais aussi et surtout
La flamme au cœur pour legitimement libérer
Le Faso à jamais des fers de tous ceux qui
Çà et, là en poluaient l'âme sacrée de l'indépendance, de la souveraineté.
Et séant désormais en sa dignité recouvrée
l'amour et l'honneur en partage avec l'humanité,
Le peuple du Burkina chante un hymne à la victoire,
A la gloire du travail libérateur, émancipateur.

A bas l'explotation de l'homme par l'homme!
Hé en avant pour le bonheur de tout homme,
Par tous les hommes aujourd'hui et demain, par tous les hommes ici et pour toujours!
Révolution populaire notre sève nourricière.
Maternité immortelle du progrès à visage d'homme.
Foyer éternel de démocratie consensuelle,
Où enfin l'identité nationale a droit de cité,
Où pour toujours l'injustice perd ses quartiers,
Et où, des mains des bâtisseurs d'un monde radieux

Mûrissent partout les moissons de voeux patriotiques, brillent les soleils infins de joie.

Traduzione:

INNO NAZIONALE BURKINA FASO
Contro il dominio di ferro umiliante mille anni fa,
l'avidità venuta da lontanto di asservire è durata cento anni.
Contro la cattiveria cinica trasformata
nel neo-colonialismo e dei suoi piccoli agenti locali
molti soccomberanno e alcuni resisteranno
Ma i fallimenti, i successi, il sudore, il sangue
hanno fortificato il nostro popolo coraggioso e fecondato la sua lotta eroica.
E una sola notte ha raccolto in essa
la storia di un popolo.
E una sola notte ha scatenato la sua marcia trionfale
verso l'orizzonte della felicità.
Una sola notte ha riconciliato il nostro popolo
con tutti i popoli del mondo
alla conquista della libertà e del progresso
patria o morte, noi vinceremo.
Fede alla sorgente viva della Rivoluzione.

I volontari impegnati nella libertà e nella pace
nell'energia notturna e salutare del 4 agosto
non avevano per armi che le braccia, ma anche e soprattutto
la fiamma nel cuore di liberare legittimamente
Faso per sempre da tutti coloro che
hanno inquinato l'anima sacra dell indipendenza, della sovranità.
E avendo recuperato la sua dignità
l'amore e l'onore condiviso con l'umanità,
il popolo del Burkina canta un inno alla vittoria
per la gloria del lavoro liberatorio, emancipatorio.
Abbasso lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo!
Avanti per la felicità di ogni uomo,
Per tutte le persone di oggi e di domani, pera tutti gli uomini qui e per sempre!
Rivoluzione popolare la nostra linfa nutriente.
Maternità progresso immortale nei confronti dell'uomo.


Dimora eterna di democrazia consensuale,
dove infine l'identità nazionale è la cittadinanza,
dove l'ingiustizia per sempre non ha quartiere,
e dove le mani dei costruttori di un mondo luminoso
Maturo oltre i raccolti di patriottico voti, il sole splendere gioia infinita.

Oggi il Burkina Faso è una repubblica democratica presidenziale che dalla morte di Thomas Sankara (1987) è sotto la guida di Blaise Compaore con il quale la situazione economica del paese è una delle più critiche del mondo e permangono grandi disparità e contraddizioni interne, nonché forti condizionamenti dalle grandi potenze occidentali. Nel paese ogni due anni si svolge un'importante manifestazione culturale: il Festival Panafricain du Cinéma de Ouagadougou(abbreviato in FES.PA.C.O),

un festival cinematografico che viene allestito ogni due anni a Ouagadougou. Fu istituito nel 1969 per iniziativa di Thomas Sankara ed è probabilmente l'evento principale del cinema africano. La visibilità internazionale dell'evento ha permesso a molti giovani registi africani di farsi conoscere nel mondo. Un'altra importante manifestazione è il SIAO (Salone Internazionale dell'Artigianato di Ouagadougou), come ilFES.PA.C.O allestito ogni due anni. Durante la mostra vengono esposti diverse opere d'arte come maschere e costumi tipici africani molto vivaci. Attraverso queste manifestazioni si esprime tutta la creatività del popolo africano.

Qui si conclude il nostro viaggio spero di non avervi annoiato sappiate che se mai un giorno decidete di venire nel Paese degli uomini integri sarete i benvenuti perché il mio popolo sarà pronto ad accogliervi con la sua allegra vivacità e ospitalità. Vi consiglio in ogni caso di portare con voi oltre le valigie una grande dose di simpatia, di curiosità e di voglia divertirsi. Solo così capirete che sì sarà uno dei paesi più poveri del mondo ma è ricco di spirito. Lo coglierete dai colori sgargianti dei vestiti e dalla lucentezza dei sorrisi, dalla musica che è un elemento fondamentale con i suoi ritmi tradizionali ma anche moderni e giovanili .

GRAZIE della vostra attenzione e ricordatevi SEMPRE DI GUARDARE INTORNO A VOI E DI IMPARARE più CHE POTETE DA CHI VI STA VICINO.

POTREBBE SORPRENDERVI.

Aminata Bangagne

Vi aggiungo qualche video sulla musica popolare del burkina:

martedì 27 marzo 2012

Dialogo immaginario tra Manzoni & Leopardi a Firenze nel 1827

Nel 1827 Giacomo Leopardi, che si trovava a Firenze ospite degli amici dell'Antologia, fu invitato a cena a casa di Gian Pietro Vieusseux. Oltre al poeta fu invitato anche Manzoni che come Leopardi stava soggiornando a Firenze per la sua “risciaquatura dei panni in Arno”.

A tavola i tre mangiano in un silenzio assillante e si scambiano sguardi fuggenti .

Finito di mangiare i nostri personaggi si spostano in un salotto e finalmente Vieusseux rompe il silenzio.

Vieusseux (rivolgendosi a Manzoni con tono amichevole) Allora, amico mio, cosa ne pensate di Firenze?

Manzoni Mi piace molto ma non ho ancora avuto modo di di esplorarla come si deve......

Vieusseux In questi giorni cercherò di liberarmi dai miei impegni, così posso farvi ammirare la città.

Manzoni Oh vi ringrazio.

Vieusseux (rivolgendosi verso Leopardi che fino a quel momento è rimasto in silenzio) Ho avuto modo di leggere la sua opera Le operette morali e le ho trovate prive di ogni fondamento religioso. Da dove la vostra signoria ha tratto le sue aspirazioni??

Leopardi ((un po' intimidito ma per niente sorpreso della domanda) Vedete, mio caro signore, io mi sono sempre dedicato alla studio, l'ho sempre amato e le mie opere sono frutto di uno studio molto rigoroso... Per quanto riguarda l'aspetto religioso mi definisco un non credente. Per me non esiste nessuna entità superiore, è per codesto motivo che lei non ha riscontrato nella mia opera questo aspetto.

Vieusseux Ha avuto modo di leggere opera del mio amico qui presente, I promessi sposi?

Leopardi (con un sorriso divertito) Come le ho detto prima amo lo studio e quest'opera ha una fama così diffusa che anche colui che non è amante dello studio per curiosità proverà a leggerlo…

Manzoni (rivolgendosi a Leopardi pieno di curiosità ) Scusate se mi intrometto ma voi cosa ne pensate? Quale aspetto vi ha colpito di più della mia opera?

Leopardi Lasciatemi approfittare dell'occasione per farvi i miei complimenti. È davvero una grande opera… Quello che che mi ha colpito di più è stata la storia della monaca di Monza…

Manzoni Come mai questo personaggio vi ha colpito in maniera così tanto?

Leopardi A mio parere è un personaggio molto realistico, che è riuscito a svincolarsi dalle illusioni, molto puro e sincero con se stessa. (con un tono quasi di sfida ) So che può essere contraddittorio o addirittura scandaloso per il vostro modo di pensare ma con questi termini io intendo sottolineare il fatto che questo personaggio si è reso conto della realtà che l'uomo deve affrontare e lo ha affrontato come deve essere fatto senza cercare di crearsi delle illusioni per mascherare la realtà .La monaca ha saputo, secondo me, agire con tenacia, pur commettendo i propri “sbagli. Non poteva fare diversamente tutto ciò che ha fatto faceva parte del processo naturale della vita.

Manzoni A cosa si riferisce quando parlate del costruirsi delle illusioni??

Vieusseux Provo a spiegare al mio amico ciò che sono riuscito a dedurre leggendo la sua opera così poi ci potrà spiegare con più precisione diversi aspetto che forse non sono riuscito a cogliere de tutto.

Leopardi Ne sarei lusingato signore. Vi prego, sono curioso di sapere la sua opinione

Vieusseux Leggendo l'opera ho potuto notare che fa riferimento alla”natura matrigna”che lei considera madre degli uomini, che però non presta nessuna attenzione ai figli suoi. Questo aspetto l'ho colto esplicitamente nel Dialogo della Natura e di un Islandese. Confermate questa mia costatazione??

Leopardi Sì, avete colto molto bene lo spirito dell'opera. (poi rivolgendosi in particolare a Manzoni) Quando vita è un processo naturale cominciato per caso e gestito dalla natura matrigna? Tutto ciò seco prima parlavo di illusioni mi riferivo alla tendenza che il genere umano ha di elevarsi sopra ogni altra cosa e quindi di crede di essere opera di un disegno divino, quando invece è vero il contrario. Basta pensare al fatto che la Terra è solo uno dei pianeti del sistema solare e anche se non sappiamo precisamente quanti altri sistemi esistono sicuramente saranno almeno centinaia o migliaia .. allora perché davanti a questa immensità l'essere umano dovrebbe credere di essere talmente speciale, quando in realtà la nostra

ndo me non è altro che auto consolazione.

Manzoni (rimasto allibito davanti a queste affermazioni e colpito dalla convinzione che il poeta metteva nelle sue affermazioni) Quindi lei crede davvero che la terra l'uomo e tutto ciò che ci circonda sia un caso?(questa ultime parola dette con un tono più aspro ) Ma oltre ai libri voi vi siete mai guardato intorno? Non vedete tutte queste meraviglie che vi circondano?

Leopardi (in tutta tranquillità anche se consapevole di aver leggermente scosso Manzoni risponde con il solito tono tranquillo) Certo signore io mi sono intorno intorno e vedo le cose con razionalità senza gli abbellimenti che l'uomo aggiunge per non soffrire davanti all' ”arido vero “.

Manzoni A che cosa vi riferite con l'espressione “arido vero”?

Vieusseux (rivolgendosi con un tono amichevole e quasi tranquillizzante in particolare verso Manzoni ) Aspettate che provo a spiegarvi ciò che ho capito. Con “l'arido vero “il conte si riferisce al fatto che la vita dell'uomo è sofferenza e che non c'è modo di evitare questa sofferenza tranne che per brevi momenti. Sempre nel Dialogo della Natura e di un Islandese l'uomo si rivolge alla Natura dicendole di aver girato il mondo per scappare da lei e lei gli risponde. Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle mie fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho intenzione a tutt'altro che alla felicità degli uomini o all'infelicità. Come potete capire da questo semplice passaggio il nostro poeta pensa che con il termine “arido vero” si riferisca appunto al fatto che l'uomo fa parte di un processo molto vasto per cui è difficile che la natura gli presti tutta questa attenzione che l'uomo crede e che questa è l'unica verità priva di illusioni. (rivolgendosi a Leopardi con uno sguardo di richiesta di approvazione) Ho capito bene?

Leopardi Sì, mio caro Vieussieux, avete capito perfettamente. L'uomo fa parte di un processo biologico... nasce cresce e muore in un circolo senza fine e senza fini. È oggettivo, anche se per l'uomo è difficile da accettare…

Manzoni Quindi, a vostro parere, qual è alternativa alle “illusioni “che l'uomo può adottare per andare avanti ?

Leopardi L'unica cosa che gli uomini possono fare è unirsi e combattere la natura anche se è una battaglia persa in partenza

Manzoni Posso farvi una domanda??

Leopardi Certo, ditemi pure

Manzoni Lei ha mai letto la Bibbia? E se sì cosa ne pensa del fatto che dice che Dio ha creato l'uomo in proprio immagine e somiglianza?

Leopardi Si l'ho letto. Da ragazzo ho avuto due sacerdoti come insegnanti e posso dire di essere stato allora credente. È solo che crescendo si prende consapevolezza di come è veramente la vita. Per questo adesso non credo più nelle illusioni. Per quanto riguarda la citazione del testo sacro nessuno può saperlo perchè nessuno lo ha visto di persona.... so che lei adesso proverà a darmi diverse spiegazioni per indurmi a pensare diversamente ma qualunque affermazione lei presenta sarebbe inutile perché sarebbero attendibili per chi ci crede e ha fede oppure per chi non ha intelletto per crearsi una propria ideologia proprio come la maggior parte dei personaggi della sua opera , come Lucia che, presa dalla disperazione e non potendo darsi delle spiegazioni oggettive, si affida a Dio, o come l'Innominato per deresponsabilizzarsi e per diminuire i e sensi di colpa. (poi rivolgendosi a Vieusseux) Mi permettete una domanda signore?

Vieusseux Ditemi.

Leopardi Come fa un uomo colto come lei a non rendersi conto di tutta q


Manzoni
Se permettete vi rispondo io e penso che il mio amico concorderà con la mia risposta.uesta finzione? Non intendo offendere nessuno è solo che per me è difficile capire come si fa a credere ad un'entità superiore davanti a alla crudeltà della vita ?

Sono una serie di esperienze che ti portano ad avvicinarti a Dio e se non hai la fede non puoi capire veramente tutto ciò che riguarda Dio. La fede non è ragione, ma se ci credi, come è successo ai protagonisti della mia storia in particolare a Lucia durante i giorni di prigionia nella casa dell'Innominato, aiuta supera periodi terribili che con la ragione a volte è impossibile superare.

Vieusseux Sono pienamente d'accordo con quello che ha detto il mio caro amico e per quanto riguarda la crudeltà della vita a cui lei fa riferimento dipende dall'agire dell'uomo. Dio ci ha creati e ci ha lasciati liberi di agire e di gestire la nostra vita, ci ha ha dato le disposizioni e se lo seguiamo Dio ci colma di gratitudine e beatitudine. Però se decidiamo di fare diversamente e di lasciarci guidare dalla propria anima peccatrice si rischia di soffrire. Per questo il mondo sembra così crudele. Se tutti gli uomini fossero credenti tutta questa sofferenza non esisterebbe…

(I due si guardano con uno sguardo di comprensione e di reciproco rispetto nonostante la diversità di pensiero . Dopo un periodo di breve silenzio Manzoni si alza si avvicina a Leopardi gli porge la mano con un sorriso e gli dice)

Manzoni Incontrarvi è stato un onore, un'esperienza di quelle che non si possono dimenticare.

Leopardi Anche per me è stato una serata interessante non mi capita spesso di incontrare due illustri signori come voi due.

In quel momento mentre i due si stringono la mano entra il cameriere.

Cameriere Signore mi spiace disturbarvi ma sono arrivate la carrozze dei suoi ospiti.

Vieusseux Va bene.

Il cameriere se ne va e i protagonisti della nostra storia lo seguono fino all' uscita.


Aminata Bangagne


lunedì 26 marzo 2012

SLAVA’S SNOWSHOW





E' un teatro ricco di speranze e sogni, di desideri e di nostalgie, di mancanze e disillusioni.”

E' un teatro che sfugge a qualsiasi definizione, all'interpretazione unica della sue azioni e da qualsiasi tentativo di limitazione della sua libertà.”

Slava Polunin

Un elettrizzante spettacolo ha preso vita sul palcoscenico del Teatro Verdi di Pordenone: lo straordinario Slava’s Snowshow.

L’artista russo Slava Polunin, ritenuto uno dei più affermati e celebri clown del mondo, si è esibito ricreando un’atmosfera incantata e fiabesca che ha ammaliato non solo i più piccoli, ma anche gli adulti, permettendo loro di calarsi nuovamente nel magico mondo dell’infanzia.

Appena entrati in sala non ci si poteva non accorgere dell’invasione di “neve” presente, che faceva senza dubbio intuire che si avrebbe assistito ad un’esibizione del tutto particolare ed inusuale.

Sul cielo blu oltremare ricco di stelle si sono ambientate le varie vicende, ricche di colpi di scena che hanno coinvolto in modo diretto il pubblico, facendolo diventare il vero protagonista. Nel bel mezzo dello spettacolo, infatti, i clown sono avanzati sulla platea rimanendo in equilibrio sugli schienali e, in un secondo momento, l’hanno avvolta con un’enorme telo, molto simile ad una ragnatela, lasciando tutti a bocca aperta.


Questi episodi molto briosi e alquanto originali, si sono alternati a situazioni più commoventi, ad esempio, quando Asisyai, il semplice clown vestito con una tuta gialla e un paio di pantofole rosse, è stato trafitto da una serie di frecce; fortunatamente, si è trattato di eventi sporadici e, se si può dire, alcuni anche “comici”, per cui nel giro di pochi istanti tutto è ritornato alla serenità.
no ambientate le varie vicende, ricche di colpi di scena che hanno coinvolto in modo diretto il pubblico, facendolo diventare il vero protagonista. Nel bel mezzo dello spettacolo, infatti, i clown sono avanzati sulla platea rimanendo in equilibrio sugli schienali e, in un secondo momento, l’hanno avvolta con un’enorme telo, molto simile ad una ragnatela, lasciando tutti a bocca aperta.


Il palco invaso dalle bolle di sapone, il cappotto appeso all’attaccapanni che diventa “reale” e abbraccia il suo padrone pronto per partire, i magnifici giochi di abilità dei clown con i palloncini e addirittura, i clown dentro enormi palloncini trasparenti hanno lasciato ogni singolo spettatore esterrefatto.

Le scene più esilaranti si sono verificate quando una raffica di vento molto potente deliberata dall’energia di Asisyai ha investito gli spettatori, immersi ormai nella “neve”, e alla conclusione dello spettacolo, quando nella sala volavano grandissimi palloni di colori sgargianti sulla platea, riempiendo l’atmosfera di allegria.

È stato uno show avvincente, capace di sorprendere nella sua semplicità, ma al tempo stesso di lasciare stupefatti di fronte agli effetti speciali teatrali, creando la sensazione di vivere in un incantesimo.

Deborah Viera

venerdì 16 marzo 2012

Studiate. Informatevi. Parlate. Criticate. Salviamo l’Italia!

Cari lettori del nostro blog,

sebbene in ritardo, volevo rendervi partecipi alla presentazione del libro “Salviamo l’Italia” di Paul Ginsborg, al quale alcuni allievi del nostro istituto (delle classi IV BTSO, V BTSO e IV ATT) hanno preso parte nel pomeriggio del 26 gennaio scorso, al teatro Verdi di Pordenone.

Paul Ginsborg, professore all’Università di Cambridge, docente di Storia dell’Europa contemporanea a Firenze è considerato uno dei maggiori esperti mondiali di “Italian Affairs”, un europeista di nome e di fatto e ha dialogato con il giornalista del Messaggero Veneto Stefano Polzot, discutendo sul “chi”, sul “come” e sul “perché” salvare l’Italia.

Per Ginsborg andrebbe cambiata la classe dirigente, che è da troppo tempo legata alle poltrone senza effettivamente far più nulla che giovi al Paese. Va cambiata la concezione della donna nella nostra società, il metro per misurare il progresso di un popolo: pare che per una donna italiana non sia "conveniente" trovare lavoro, perché come casalinga ne ha già uno che la occupa a tempo pieno. Andrebbero aumentati i controlli in tutti gli ambiti, perché chi danneggia lo Stato danneggia il futuro del proprio Paese e merita di essere sanzionato. Dovremmo aumentare il senso di autogoverno, che è in linea con il concetto di federalismo, non nel senso leghista ma in quello federalista unitario di Cattaneo. I cittadini devrebbero essere parte vigile ed attiva degli eventi che gli capitano (all’estero sono molto più attenti rispetto a noi: in Francia ho incontrato un giovane che sapeva i nomi dei nostri ministri e tutte le vicende politiche interne italiane. Mi sono sentita molto ignorante.). Inoltre, Ginsborg ha affermato che dobbiamo impegnarci per diminuire il dislivello tra poveri e ricchi che, secondo le ultime analisi, è tra i più alti al mondo, e non possiamo scaricare le colpe sull’ ”Europa”: i funzionari sono pochi e non hanno molta voce in capitolo, e quando siamo entrati nell’euro ci siamo salvati soltanto da una crisi immediata. In ultimis ha affermato che dobbiamo tirarci su le maniche per essere “miti” anziché “carismatici”, perché la mitezza è una virtù sociale, ed è proprio per le sue tante virtù che l’Italia si deve distinguere.

Il professore ha continuato affermando che l’Italia non è un’isola (come la Gran Bretagna, sempre un po’ “esterna” alle vicende interne europee), fa parte integrante dell’Europa, che la ricorda nei viaggi del Grand Tour: l’Italia è vista come il paese del Bello, del sogno e del popolo amabile ma mal governato. Ciò che dispiace molto è che l’Italiano viene insegnato poco e che gli italiani parlano poco -e spesso male- l’inglese, causando così una certa chiusura.

Infine ha lasciato un messaggio ai giovani: “Informatevi. Parlate. Criticate. Studiate, imparate a contestare. Fate un giornalino. Con queste piccole azioni, riuscirete a far nascere l’Italia di domani”.

Carmen Avoledo

martedì 6 marzo 2012

Vacanze romane

Il clima è da primo giorno di scuola e l’emozione, come si sa, vince qualsiasi paura.

Sono scoccate le ore 15.00 e già tutti seduti sul pullman parcheggiato fuori dal nostro istituto. Giovanna fa l’appello e annota sul registro: tutti presenti. I volti noti s’incrociano e accennano un caldo saluto, un ciao, un sorriso; altri, più timidamente, ripetono la tipica stretta di mano seguita dal nome che raramente si ricorderà. Siamo noi del “Flora” che partiamo per un viaggio d’istruzione “sui generis”, con parenti e amici, verso la Città Eterna.

Un viaggio nato da un bisogno, il più antico e naturale, il più leggero e colorato, metafora del destino dell’uomo: la Conoscenza. Ulisse sa che il tedio di Itaca non fa germogliare le ansie creative dei mortali, ma inibisce lo spirito ribelle, motore e centro del respiro della terra. Come tanti naufraghi seguiamo l’istinto, quel “quid” che ci spinge verso una meta che, forse, potrà aiutare ognuno a porsi le giuste domande.

L’asfalto si consuma sotto gli sguardi della composita compagnia, ex ancora in “crisi di astinenza”, mariti e mogli increduli e giovani figli che commuovono per il loro affettuoso e incosciente abbraccio al Passato. Gli autogrill che incontriamo lungo il cammino sono come le maschere del teatro greco…tutti uguali, che triste sensazione, “non luoghi” di cui nulla e niente resterà nella nostra memoria perché usuali e ordinari.

L’accoglienza, all’arrivo, è femminile, dolce, serena e protettiva.

Le stanze, dove vivremo i nostri viaggi onirici, sobrie e limpide. Sarà che a gestirle sono suore, che in quanto a sobrietà e “bianchezza” ne sono rappresentanti fedeli.

Romano, la nostra guida culturale e spirituale, dà il tempo e il ritmo al nostro pensare e al nostro andare. Una guida “tom-tom” – destra, sinistra…tutto a destra e non fermarsi fino a nuovo ordine - .perfetta armonia di movimenti, nulla lasciato al caso.

Entriamo nella Basilica…stupore, meraviglia, sorpresa, sbalordimento… tale la potenza dell’arte e dello Spirito<< e caddi come corpo morto cade>>. (Inferno, Canto V, v.142).

La Madre con il Figlio crocifisso, un marmo che trasuda dolore e pianto, rapisce lo sguardo del più distratto dei visitatori e lo accompagna ad ascoltare il battito del proprio cuore, sono onde che attraversano anche i metalli e gli animi più bui.

Michelangelo è un tribuno per folle silenti, che scorrono lungo “i viali” lastricati di marmi pregiatissimi della Basilica di San Pietro.

Breve sosta alla cripta del “Papa Buono” (Giovanni XXIII) e gli sguardi sono subito rapiti dall’Altare Centrale e dal punto in cui il fondatore della Chiesa di Roma (l’apostolo Pietro) ha lasciato “in dono” il proprio corpo.

Siamo immersi nelle stanze dei Musei vaticani, cosa dire? Niente può di fronte alla magnificenza e abbondanza di genialità e arte che si respira in ogni punto, angolo dei luoghi che per secoli sono stati e sono ancora centro della Cristianità.

Le stanze di Raffaello, gli arazzi per finire con Michelangelo e “la Cappella Sistina”.

Il silenzio condiviso di mille occhi in su ci appaga e ci rende piccoli e fragili di fronte al Mistero del “Giudizio Universale”. <<L’arte è come l’amore, dilata la vita>> Daniel Pennac

Il freddo e la pioggia di questa prima giornata, che ci scorre addosso, sono orpelli insignificanti. A sera ci immergiamo nel Ghetto ebraico, sentiamo le voci degli innocenti, i tanti che hanno visto le loro albe oscurate dalla follia dell’uomo. Pensieri tristi, ma accolti dalla simpatica “Osteria del Ghetto” che ci offre uno spaccato della tradizione ebraico-romana.

A Tavola si riposano anche le angosce del passato. I carciofi, che delizia!

Il mondo Profano si presenta con la grandezza di Roma imperiale. Stiamo attraversando il Foro Romano. La bravissima guida Sandra ci fa rivivere il quotidiano di quegli uomini, donne che hanno segnato così profondamente la storia dell’intera umanità. L’evento di Roma “Caput mundi” ancora oggi è meta di “pellegrinaggio” universale tra il Sacro della Santa Sede e il Profano pagano classico. Una vicenda millenaria che rapisce ancora l’interesse e la curiosità del mondo intero. La “fontana di Trevi”, il “Pantheon”- tempio di tutti gli dei- coabitano in perfetta armonia di stili e forme, di significati e significanti. E’ l’arte che si respira, la vita che si manifesta nelle forme dell’Eternità.

Lungo i cunicoli degli scavi vaticani (necropoli) un’aria di serena attesa segnano i nostri lenti passi; la guida dà voce e “corpo” ai tanti che hanno e che ancora animano questi luoghi. Loro ci sussurrano la Domanda, quella che dà senso a tutto questo gioco che noi chiamiamo VITA. Le reliquie dell’apostolo Pietro, Centro di tutto l’Universo Cristiano, sono poste in penombra, per non essere profanate da sguardi indiscreti e curiosità di mercato. Per un Credente è l’ “Istante”, per gli Altri,che nel credo dell’uomo si specchiano, è Stupore. La sacralità del luogo e la vicenda vissuta dal Discepolo prediletto, esaltano le più antiche emozioni dello spirito umano.

Il sole fa capolino e ci invita lungo i viali dei Giardini vaticani. Romano sembra “Maestro di sala”, dirige e conduce il gruppo tra i viali alberati del giardino più giardino che mai sia esistito. Piante di ogni latitudine e forma sostano lungo il pendio d’entrata. Il viale degli ulivi, terrazze e palazzine raccontano i secoli passati attraverso statue, colonne, fontane. Tutto è avvolto in un silenzio d’armonie rupestri, finanche due pappagallini ci accolgono nel nostro cammino. Roma è lontana, folate di echi del presente ci accarezzano ogni tanto. Momenti di raccoglimento sono le nostre soste. Ognuno con se stesso, con le proprie fragilità e con l’amico Dubbio sottobraccio. Siamo sereni, siamo in armonia, siamo vivi, siamo noi finalmente.

Tivoli è l’ultimo appuntamento di questo viaggio fatale. Come gli innamorati sentiamo già l’addio eppure nulla ancora ci distrae dal distacco finale. La “Villa Adriana” ci saluta con la sua magnificenza e con la sensazione che l’uomo nulla inventa, ma semplicemente si sforza di svelare ciò che la Natura custodisce segretamente: Il Bello, il Buono.


Michele Trotta