Sono ormai tre anni che
l’istituto Flora organizza in collaborazione con l’ auditorium
Concordia di Pordenone la manifestazione per la “Giornata
internazionale del libro”, che quest’anno si è tenuta sabato 12 aprile e che ha visto partecipi quasi tutte le scuole
superiori di Pordenone.
La preside Mariapia
Veladiano, autrice de “La vita accanto” (vincitore del
premio Calvino e finalista al premio Strega) e l’intervistatrice
Alessandra Santin sono state le ospiti d’onore di questo incontro
al quale sono intervenute gratuitamente: ci tengo a
sottolinearlo perché è un evento degno di nota, segno che la
cultura può e deve essere alla portata di tutti.
Dopo una lestissima
nota introduttiva e un momento di raccoglimento, la Veladiano ha
esordito leggendo il brano iniziale del suo libro con voce man mano
più sicura, del quale riporto qui di seguito un breve scorcio:
“Una bambina
brutta vive in punta di piedi; (…) cerca indizi che la riguardano;
(…) cerca parole che l’assolvano. Di certo, una bambina brutta
non è figlia di Dio.”
Una volta terminata la
lettura, la preside è stata “rimproverata” dall’intervistatrice
perché la bruttezza di Rebecca, protagonista che racconta la propria
storia in prima persona, non viene mai espressa, come non vengono mai
descritte la morte -della madre suicida e del parricidio di L.- e la
malattia - si accennano zii malformati.
Ma questa è stata
chiaramente per una scelta mirata: l’autrice voleva sottolineare la
bruttezza del mondo in cui viviamo, dove, per paura di non essere
amati, scegliamo di adattarci a canoni estetici illusori, in quanto
la bellezza propostaci dai media è fittizia: quanti sono felici,
sani, ricchi e belli di fatto? L’autrice propone semplicemente di
imparare ad accettarci per quello che siamo, e di sfruttare e di
riconoscere in noi e negli altri i talenti nascosti, che in Rebecca
hanno avuto una funzione salvifica in quanto, attraverso la musica,
ella è riuscita a comunicare al mondo la sua presenza valida e
reale: la vita, quando suonava il pianoforte, non era più “accanto”
bensì “dentro” di lei. Nel personaggio irreale di Rebecca
cogliamo quella parte autentica e pensante della nostra società, che
ha preferito guardare in faccia i limiti umani anziché
disconoscerli, preferendo l’”essere” all’”avere”.
Io non so verso quale
rotta la scuola pubblica si stia barcamenando, però ha un ruolo
vitale tanto nella formazione della cultura quanto nella formazione di
cittadini autentici, pensanti e consapevoli della società in cui
vivono, carica di bruttezze certamente, ma che può diventare più
bella se diviene consapevole dei suoi difetti e lavora non più per
nasconderli ma per eliminarli.
Un mio personale
augurio va proprio a lei, perché non si faccia affondare dalla
tempesta che sta subendo.
Carmen Avoledo
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