venerdì 16 marzo 2012

Studiate. Informatevi. Parlate. Criticate. Salviamo l’Italia!

Cari lettori del nostro blog,

sebbene in ritardo, volevo rendervi partecipi alla presentazione del libro “Salviamo l’Italia” di Paul Ginsborg, al quale alcuni allievi del nostro istituto (delle classi IV BTSO, V BTSO e IV ATT) hanno preso parte nel pomeriggio del 26 gennaio scorso, al teatro Verdi di Pordenone.

Paul Ginsborg, professore all’Università di Cambridge, docente di Storia dell’Europa contemporanea a Firenze è considerato uno dei maggiori esperti mondiali di “Italian Affairs”, un europeista di nome e di fatto e ha dialogato con il giornalista del Messaggero Veneto Stefano Polzot, discutendo sul “chi”, sul “come” e sul “perché” salvare l’Italia.

Per Ginsborg andrebbe cambiata la classe dirigente, che è da troppo tempo legata alle poltrone senza effettivamente far più nulla che giovi al Paese. Va cambiata la concezione della donna nella nostra società, il metro per misurare il progresso di un popolo: pare che per una donna italiana non sia "conveniente" trovare lavoro, perché come casalinga ne ha già uno che la occupa a tempo pieno. Andrebbero aumentati i controlli in tutti gli ambiti, perché chi danneggia lo Stato danneggia il futuro del proprio Paese e merita di essere sanzionato. Dovremmo aumentare il senso di autogoverno, che è in linea con il concetto di federalismo, non nel senso leghista ma in quello federalista unitario di Cattaneo. I cittadini devrebbero essere parte vigile ed attiva degli eventi che gli capitano (all’estero sono molto più attenti rispetto a noi: in Francia ho incontrato un giovane che sapeva i nomi dei nostri ministri e tutte le vicende politiche interne italiane. Mi sono sentita molto ignorante.). Inoltre, Ginsborg ha affermato che dobbiamo impegnarci per diminuire il dislivello tra poveri e ricchi che, secondo le ultime analisi, è tra i più alti al mondo, e non possiamo scaricare le colpe sull’ ”Europa”: i funzionari sono pochi e non hanno molta voce in capitolo, e quando siamo entrati nell’euro ci siamo salvati soltanto da una crisi immediata. In ultimis ha affermato che dobbiamo tirarci su le maniche per essere “miti” anziché “carismatici”, perché la mitezza è una virtù sociale, ed è proprio per le sue tante virtù che l’Italia si deve distinguere.

Il professore ha continuato affermando che l’Italia non è un’isola (come la Gran Bretagna, sempre un po’ “esterna” alle vicende interne europee), fa parte integrante dell’Europa, che la ricorda nei viaggi del Grand Tour: l’Italia è vista come il paese del Bello, del sogno e del popolo amabile ma mal governato. Ciò che dispiace molto è che l’Italiano viene insegnato poco e che gli italiani parlano poco -e spesso male- l’inglese, causando così una certa chiusura.

Infine ha lasciato un messaggio ai giovani: “Informatevi. Parlate. Criticate. Studiate, imparate a contestare. Fate un giornalino. Con queste piccole azioni, riuscirete a far nascere l’Italia di domani”.

Carmen Avoledo

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