martedì 6 marzo 2012

Vacanze romane

Il clima è da primo giorno di scuola e l’emozione, come si sa, vince qualsiasi paura.

Sono scoccate le ore 15.00 e già tutti seduti sul pullman parcheggiato fuori dal nostro istituto. Giovanna fa l’appello e annota sul registro: tutti presenti. I volti noti s’incrociano e accennano un caldo saluto, un ciao, un sorriso; altri, più timidamente, ripetono la tipica stretta di mano seguita dal nome che raramente si ricorderà. Siamo noi del “Flora” che partiamo per un viaggio d’istruzione “sui generis”, con parenti e amici, verso la Città Eterna.

Un viaggio nato da un bisogno, il più antico e naturale, il più leggero e colorato, metafora del destino dell’uomo: la Conoscenza. Ulisse sa che il tedio di Itaca non fa germogliare le ansie creative dei mortali, ma inibisce lo spirito ribelle, motore e centro del respiro della terra. Come tanti naufraghi seguiamo l’istinto, quel “quid” che ci spinge verso una meta che, forse, potrà aiutare ognuno a porsi le giuste domande.

L’asfalto si consuma sotto gli sguardi della composita compagnia, ex ancora in “crisi di astinenza”, mariti e mogli increduli e giovani figli che commuovono per il loro affettuoso e incosciente abbraccio al Passato. Gli autogrill che incontriamo lungo il cammino sono come le maschere del teatro greco…tutti uguali, che triste sensazione, “non luoghi” di cui nulla e niente resterà nella nostra memoria perché usuali e ordinari.

L’accoglienza, all’arrivo, è femminile, dolce, serena e protettiva.

Le stanze, dove vivremo i nostri viaggi onirici, sobrie e limpide. Sarà che a gestirle sono suore, che in quanto a sobrietà e “bianchezza” ne sono rappresentanti fedeli.

Romano, la nostra guida culturale e spirituale, dà il tempo e il ritmo al nostro pensare e al nostro andare. Una guida “tom-tom” – destra, sinistra…tutto a destra e non fermarsi fino a nuovo ordine - .perfetta armonia di movimenti, nulla lasciato al caso.

Entriamo nella Basilica…stupore, meraviglia, sorpresa, sbalordimento… tale la potenza dell’arte e dello Spirito<< e caddi come corpo morto cade>>. (Inferno, Canto V, v.142).

La Madre con il Figlio crocifisso, un marmo che trasuda dolore e pianto, rapisce lo sguardo del più distratto dei visitatori e lo accompagna ad ascoltare il battito del proprio cuore, sono onde che attraversano anche i metalli e gli animi più bui.

Michelangelo è un tribuno per folle silenti, che scorrono lungo “i viali” lastricati di marmi pregiatissimi della Basilica di San Pietro.

Breve sosta alla cripta del “Papa Buono” (Giovanni XXIII) e gli sguardi sono subito rapiti dall’Altare Centrale e dal punto in cui il fondatore della Chiesa di Roma (l’apostolo Pietro) ha lasciato “in dono” il proprio corpo.

Siamo immersi nelle stanze dei Musei vaticani, cosa dire? Niente può di fronte alla magnificenza e abbondanza di genialità e arte che si respira in ogni punto, angolo dei luoghi che per secoli sono stati e sono ancora centro della Cristianità.

Le stanze di Raffaello, gli arazzi per finire con Michelangelo e “la Cappella Sistina”.

Il silenzio condiviso di mille occhi in su ci appaga e ci rende piccoli e fragili di fronte al Mistero del “Giudizio Universale”. <<L’arte è come l’amore, dilata la vita>> Daniel Pennac

Il freddo e la pioggia di questa prima giornata, che ci scorre addosso, sono orpelli insignificanti. A sera ci immergiamo nel Ghetto ebraico, sentiamo le voci degli innocenti, i tanti che hanno visto le loro albe oscurate dalla follia dell’uomo. Pensieri tristi, ma accolti dalla simpatica “Osteria del Ghetto” che ci offre uno spaccato della tradizione ebraico-romana.

A Tavola si riposano anche le angosce del passato. I carciofi, che delizia!

Il mondo Profano si presenta con la grandezza di Roma imperiale. Stiamo attraversando il Foro Romano. La bravissima guida Sandra ci fa rivivere il quotidiano di quegli uomini, donne che hanno segnato così profondamente la storia dell’intera umanità. L’evento di Roma “Caput mundi” ancora oggi è meta di “pellegrinaggio” universale tra il Sacro della Santa Sede e il Profano pagano classico. Una vicenda millenaria che rapisce ancora l’interesse e la curiosità del mondo intero. La “fontana di Trevi”, il “Pantheon”- tempio di tutti gli dei- coabitano in perfetta armonia di stili e forme, di significati e significanti. E’ l’arte che si respira, la vita che si manifesta nelle forme dell’Eternità.

Lungo i cunicoli degli scavi vaticani (necropoli) un’aria di serena attesa segnano i nostri lenti passi; la guida dà voce e “corpo” ai tanti che hanno e che ancora animano questi luoghi. Loro ci sussurrano la Domanda, quella che dà senso a tutto questo gioco che noi chiamiamo VITA. Le reliquie dell’apostolo Pietro, Centro di tutto l’Universo Cristiano, sono poste in penombra, per non essere profanate da sguardi indiscreti e curiosità di mercato. Per un Credente è l’ “Istante”, per gli Altri,che nel credo dell’uomo si specchiano, è Stupore. La sacralità del luogo e la vicenda vissuta dal Discepolo prediletto, esaltano le più antiche emozioni dello spirito umano.

Il sole fa capolino e ci invita lungo i viali dei Giardini vaticani. Romano sembra “Maestro di sala”, dirige e conduce il gruppo tra i viali alberati del giardino più giardino che mai sia esistito. Piante di ogni latitudine e forma sostano lungo il pendio d’entrata. Il viale degli ulivi, terrazze e palazzine raccontano i secoli passati attraverso statue, colonne, fontane. Tutto è avvolto in un silenzio d’armonie rupestri, finanche due pappagallini ci accolgono nel nostro cammino. Roma è lontana, folate di echi del presente ci accarezzano ogni tanto. Momenti di raccoglimento sono le nostre soste. Ognuno con se stesso, con le proprie fragilità e con l’amico Dubbio sottobraccio. Siamo sereni, siamo in armonia, siamo vivi, siamo noi finalmente.

Tivoli è l’ultimo appuntamento di questo viaggio fatale. Come gli innamorati sentiamo già l’addio eppure nulla ancora ci distrae dal distacco finale. La “Villa Adriana” ci saluta con la sua magnificenza e con la sensazione che l’uomo nulla inventa, ma semplicemente si sforza di svelare ciò che la Natura custodisce segretamente: Il Bello, il Buono.


Michele Trotta


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